domenica 12 ottobre 2014

Storia di Venezia


Storia di Venezia


Venezia
Non v'è alcun dubbio sul fatto che la città di Venezia costituisca un caso singolare per quel che riguarda la cartografia urbana. La sua fama innanzitutto che, unitamente allo splendore culturale ed economico, ne fanno oggetto di curiosità particolare, alla quale artisti, incisori ed editori rispondono con una produzione abbondante e già, fin dal principio, adeguata a uno standard iconografico immediatamente riconoscibile.In secondo luogo la sua forma. A differenza di tutti gli altri agglomerati urbani, quello di Venezia definisce infatti la propria forma, nella rappresentazione delle vedute, in dipendenza stretta dal segno architettonico. Limite urbano, tracciato delle direttrici di comunicazione principali e rapporti vuoto-pieno sono infatti linee e spazi delimitati dall'architettura, oltre la quale v'è soltanto il piano neutro, il foglio bianco della superficie dell'acqua. Disegnare la forma di Venezia significa perciò, fin dal principio, disegnare i suoi edifici, in quanto non vi è nessun altro segno che determini la "presenza" del paesaggio, anzi, è solamente nel contrasto con le forme architettoniche che lo spazio circostante diventa paesaggio.
Venezia
La pianta di Venezia di Fra Paolino, 1346, part.
Già uno dei primi documenti di questo genere, la pianta composta da Fra Paolino nel 1346 (che è ripresa a sua volta da un prototipo databile alla seconda metà del secolo XIII), indica numerose chiese e pochi altri luoghi civili che scandiscono l'organizzazione sociale dello spazio, instaurando con ciò una salda relazione fra disegno cartografico e architettura. Tale relazione va rinsaldandosi sempre più con il trascorrere del tempo, dopo aver trovato, nella veduta di Jacopo de' Barbari del 1500, la propria massima e insuperata celebrazione.
L'immagine della città lagunare viene perciò a fissarsi in un modello di rappresentazione che ha le seguenti caratteristiche: orientamento costante (con una sola benché notevole eccezione, la piccola veduta in un portolano del primo Cinquecento della Biblioteca "Angelo Mai" di Bergamo) nota, con il fronte principale, quello di San Marco, rivolto verso l'osservatore; punto di vista costante, situato com'è, nella grande maggioranza dei casi, a un'altezza superiore ai 45 gradi sul piano dell'orizzonte, in modo da poter rappresentare con sufficiente precisione e dettaglio il tessuto urbano (soltanto gli autori nordici sembrano preferire la veduta di profilo, ovvero del solo fronte che si affaccia sul bacino di San Marco, senza che ciò comporti, per contro, una maggiore fedeltà del disegno architettonico); inquadramento del territorio urbano nell'ambiente lagunare, la cui rappresentazione viene fortemente distorta per poter consentire il suo inserimento nella veduta.Venezia
Veduta di Venezia del primo Cinquecento, part.

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Veduta della chiesa e convento di Santa Chiara in Murano, part.
VeneziaNel periodo compreso fra la fine del secolo XV e il 1700 vengono pubblicate all'incirca un centinaio di vedute e piante di Venezia città, a volte prodotte come singoli fogli incisi, più spesso inserite all'interno di raccolte di immagini di città. Sono state qui riprodotte, a titolo di esempio, le vedute di Benedetto Bordone (1528), di Paolo Forlani (1566) e di Giacomo Franco (1598)
Veduta di Venezia dall'Isolario di Benedetto Bordone, 1528

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Particolare della veduta di Venezia di Paolo Forlani, 1566

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Veduta di Venezia di Giacomo Franco, dal Viaggio da Venetia a Costantinopolidi Giuseppe Rosaccio, 1598

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